Non sono neanche due mesi che i figli d’America hanno imbracciato le armi gli
uni contro gli altri. La Virginia del nord è profondamente divisa
sull’atteggiamento da adottare: seguire il Sud nella sua secessione dalla
Federazione? Oppure rimanere fedele a Washington?
Nel frattempo le truppe confederate stanziate in quella regione si concentrano e
si preparano a rintuzzare qualsiasi azione aggressiva da parte degli yankee, i
quali dal canto loro, decisi ad evitare uno scontro con il grosso delle forze
del Sud, decidono di tentarne l’aggiramento. L’operazione è affidata al generale
Rosecrans, famoso per i suoi agganci politici e per la sua prudenza,
certo non un genio dell’arte militare. Nella sua manovra di aggiramento del
grosso confederato, il Corpo di Rosecrans si trova, a Cheat Mountain, a
fronteggiare le divisioni comandate dal Generale Garnett, lasciate a
coprire il fianco del dispositivo difensivo confederato.
Rosecrans, intuendo le grosse difficoltà che i suoi soldati avrebbero incontrato
nel superare lo schieramento sudista attraverso una pura azione di forza, invia
la divisione del gen. Kelley a cercare un contadino del posto
disposto a guidarla, per aspri sentieri di montagna, dietro la linea trincerata
che Garnett ha fatto predisporre e presidiare dalle sue divisioni e che taglia
la valle per l’intera sua lunghezza. Nel frattempo schiera le restanti divisioni
(Morris, Dumont, McCook e Schleich) a
coprire tutto il fronte d’attacco. Le batterie vengono accorpate in una unica
grande batteria a sostenere la spinta al centro e sulla sinistra.
Garnett, dal canto suo, ha scelto con oculatezza la sua posizione: favorita
dalla pendenza del terreno, coperta da una lunga linea di trincee, appoggiata su
entrambi i fianchi a fitti boschi dove ha fatto appostare due brigate di
cavalleria appiedate con lo scopo di colpire ai fianchi la prima linea unionista
una volta che questa fosse entrata in contatto con il grosso. Le truppe
confederate vedono in prima linea, a presidiare le trincee, le divisioni di
Pegram e Jackson. In seconda linea la divisione di Loring difende un sistema di tre ulteriori ridotte, pronto a dar man forte
alla prima linea o a costituire l’ultima difesa.
Con l’intento di dare il tempo a Kelley di compiere la propria manovra
aggirante, solo alle 4 del pomeriggio Rosecrans scatena l’attacco su tutta la
linea. I federali scattano in avanti in ordinate file blu, sostenuti dal fuoco
della propria artiglieria. Tuttavia l’avanzare in salita e sotto il tiro
disciplinato delle brigate confederate non è affare semplice. Dopo circa un’ora
gli unionisti sono oramai a contatto con le trincee, lo scontro è terribile, i
morti da entrambe le parti molti ed il disordine dilaga tra le linee. Sia
sull’estrema destra che sull’estrema sinistra gli unionisti concentrano forti
contingenti di truppe per tentare, attraverso i boschi, di forzare la prima
linea confederata. Le brigate di cavalleria appiedate del Sud si lanciano in
furibondi assalti, sostenute dal fuoco delle brigate schierate nelle trincee e
da due batterie di artiglieria.
Per oltre due ore gli yankee vengono bloccati e
respinti con gravi perdite, ma sempre tornano all’attacco rinforzati da truppe
fresche. Le brigate confederate, più piccole, subiscono un logorio
insostenibile. La divisione di Jackson, dopo strenua ed eroica
resistenza, attua un progressivo ripiegamento verso la seconda linea, in ciò
obbligato dal crollo del centro e della sinistra a seguito alla irresistibile
pressione unionista dovuta alla forte superiorità numerica, alla sapiente
utilizzazione della sua potenza di fuoco e al sostegno della grande batteria
posizionata in seconda linea.
Passata la linea delle trincee gli unionisti,
stanchi ma rinvigoriti dal parziale successo, nella vana attesa delle colonne di Kelley persesi nei tratturi di montagna o vigliaccamente imboscate, decidono di
proseguire in avanti. Gli scontri alla baionetta si fanno selvaggi, per
alleggerire la pressione singole brigate confederate si lanciano in disperati
assalti che ottengono lo scopo di far rifiatare il resto della linea ma che
vengono pagate a caro prezzo in termini di logoramento. La linea delle ridotte,
presidiate da Loring e dai resti delle divisioni di Jackson e Pegram, viene
impegnata sui lati, mentre al centro lo scontro sembra limitarsi ad un costante
scambio di fuoco di fucileria. Le staffette inviate da Garnett ai propri
ufficiali tornano tutte con la richiesta di autorizzare un ulteriore
ripiegamento e lo sganciamento dal nemico, pena la completa distruzione. Ma
Garnett sa che in gioco non vi è soltanto la vita dei propri uomini, bensì il
destino dell’Armata della Virginia cui ha lo scopo di proteggere il fianco.
L’ordine è di resistere, il crepuscolo è arrivato e presto farà buio. Forse si
potrà resistere sino all’arrivo dei rinforzi.
Rosecrans ha oramai capito che i confederati sono allo stremo e non permette
alle proprie divisioni di allentare la pressione, nella speranza che l’arrivo di
quel traditore di Kelley possa chiudere la giornata con una vittoria definitiva.
Sono oramai le otto di sera quando le stremate brigate confederate della destra
vedono comparire alle loro spalle le brigate di Kelley, finalmente tornato dalla
sua scampagnata! Garnett ordina l’immediato ripiegamento per non consentire che
le divisioni Jackson e Loring vengano tagliate fuori e fatte a pezzi.
Continuando a combattere su due, e in alcuni casi su tre lati, i confederati
ripiegano lasciando il campo al nemico. Il buio scende sul campo e permette ai
superstiti di Garnett di sganciarsi dalle truppe di Rosecrans che, privo di
cavalleria, non può efficacemente inseguirlo e le cui truppe, d’altronde,
stremate e con gravi perdite, chiedono solo di riposare.
Le perdite sono enormi: i confederati hanno perso circa il 65% dei 6.000
uomini inizialmente schierati. Molte brigate non esistono più e lo stesso può
virtualmente dirsi delle divisioni di Jackson e Pegram. Gli unionisti hanno
perduto il 35% dei 10.000 uomini impegnati e alla fine della giornata
controllano il campo e la strada per aggirare l’Armata della Virginia.
Onore ad entrambi: ai confederati per aver retto ben più di quanto fecero
realmente; agli unionisti per aver saputo utilizzare egregiamente la propria
superiorità numerica e di fuoco, manovrando con grande ordine ed efficacia.
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